di PIER ALDO ROVATTI

Foto di Marco Montanari

Ci eravamo un po’ dimenticati – noi di “aut aut” – di Gianni Vattimo, che è stato molto presente nella rivista. Adesso, una morte alquanto drammatica chiede che ne riattraversiamo la vita nella intensità e nella rilevanza che ha avuto per il futuro culturale di tutti. Occorre mettere in piedi un fascicolo dedicato a lui, a cosa ci ha dato, ai problemi che ha scoperchiato con una lunga e complessa esperienza culturale, impresa non così facile come potrebbe sembrare.

Il “pensiero debole” non è stato un episodio e non possiamo considerarlo una specie di sigla semplificatrice. È piuttosto un problema aperto e attualissimo, perché ne va proprio del modo in cui intendiamo la filosofia e il ruolo di chi la pratica, in un orizzonte confuso e scarsamente leggibile. Una rivista di filosofia come “aut aut” deve pronunciarsi per tentare di chiarire almeno un poco la parola stessa “filosofia”.

Credo che Vattimo ci apra una strada non facile, però di sicuro feconda, quando ci dice che dobbiamo capire che cosa significa per noi, adesso, “abitare la filosofia”, al di fuori di qualunque accademismo e all’interno di un impegno pratico e politico. Quando ci insegna a “leggere davvero” gli autori ai quali ci affidiamo e a scoprire quelli che tendiamo a lasciare da parte o a trascurare, a cominciare da Nietzsche e da Heidegger.

Come dobbiamo considerarli in una prospettiva di “indebolimento”, proprio loro dove pare emergere piuttosto la forza e la potenza del pensiero? Non è facile rispondere a questa domanda, ma non possiamo certo cancellarla. Quello che Vattimo ci aiuta a fare è un’incursione proficua dentro questi autori, e – direi – dentro la filosofia in quanto tale, per riuscire a cavarne – con tutti gli interrogativi e i dubbi del caso – idee che possano nutrire il nostro (spesso sedicente) spirito critico.

Per riuscire a fare stare in piedi il senso stesso di ciò che chiamiamo pomposamente “filosofia”. Che cosa significa “pensiero critico” e perché esso perde gran parte del suo significato quando non risulta al tempo stesso un “pensiero autocritico”? Insomma, quando non ci tocca in prima persona.

Altro che sigla, il pensiero debole dovrebbe essere un compito essenziale per ciascuno di noi perché mette in discussione che cosa intendiamo per “verità” e che cosa ce ne facciamo quotidianamente.

22 settembre 2023

 

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