di Pier Aldo Rovatti

Un momento dopo essere sceso in campo Matteo Renzi ha indicato la scuola come il luogo paradigmatico del suo programma politico. Anziché precipitarsi a Bruxelles, come aveva fatto il suo predecessore, è andato a visitare una scuola elementare multietnica di Treviso, ha abbracciato i bambini e fatto molte promesse. Poco dopo, ha riservato la sua seconda uscita pubblica a una scuola di Siracusa dove è stato accolto con grande calore: i bimbi gli hanno perfino cantato una canzoncina preparata per lui e a lui simpaticamente inneggiante. Qualcuno, alla notizia, ha storto il naso avvertendo l’odore di una pessima retorica d’antan.

La scuola, dice Renzi, sono i nostri figli, è lì il futuro del Paese. Voglio agire da sindaco – ripete ogni volta – e allora tutti i sindaci d’Italia sono stati invitati a comunicare via mail le situazioni più disagiate e urgenti, perché – secondo il premier – è dal tetto che bisogna cominciare, cioè dagli edifici cadenti o malridotti da rimettere in piedi o da ricostruire. Molte centinaia di sindaci hanno risposto all’appello e al ministero dell’istruzione si è andata componendo una carta geografica del colossale disastro edilizio di cui soffre la scuola italiana. Occorre una grandiosa opera di “rammendo”: il prestigioso architetto Renzo Piano è stato interpellato da Renzi stesso per metterci mano. Intanto, però, il sottosegretario Roberto Reggi, assai vicino a Renzi, le mani se le era messe nei capelli lanciando un allarme tutt’altro che sommesso: cifre sballate, dati inesistenti o incerti, grande confusione. In un’intervista rilasciata a “Repubblica” aveva comunque cercato di sollevare gli animi: “Ce la faremo, vedrete”. Un attimo prima, tuttavia, aveva detto testualmente: “Matteo Renzi spara razzi nel cielo, quello è il suo talento, poi noi arranchiamo dietro”.

Il programma di salvataggio della scuola è stato confermato nel primo consiglio ufficiale dei ministri del governo. Sappiamo dove trovare i soldi, ha insistito Renzi, sbloccando vincoli locali, liberando risorse che esistono ma sono attualmente inutilizzate: ben tre miliardi e settecento milioni per diecimila interventi di ristrutturazione coordinati da un’apposita task-force. E così ha lanciato ancora più in alto i suoi razzi. In quel consiglio, la scuola ha ovviamente ceduto il passo alle urgenze della crisi che attanaglia il mondo del lavoro ed esige il rilancio immediato dei consumi e la rimessa in moto della macchina produttiva. Ma non ha cessato di occupare un posto privilegiato e paradigmatico nell’agenda del governo.

Non basta rifare i tetti, aveva insinuato qualcuno, e Renzi ha risposto: certo che no. In tempi rapidi bisognerà affrontare tutte le questioni della scuola, e sono tante, endemiche e profonde, rendendo anche più dignitosi gli stipendi degli insegnanti. Lui sembra convinto: se non affrontiamo prioritariamente il nodo della formazione e della cultura, il Paese andrà ulteriormente alla deriva…

Il presupposto è sacrosanto, innegabile. Ma c’è la questione dei razzi lanciati in cielo, immagine appunto pirotecnica. Quali scoppi produrrà il “talento” di Renzi? Tutti sospirano: “vedremo!”. Siamo disposti a dar credito al nostro golden boy che certo ha incassato mercoledì un primo significativo dividendo politico, anche se le insidie e le trame della politica già rischiano di togliergli il fiato e attutire la verve autocelebrativa, anche se – nello specifico – la scuola italiana ha l’acqua alla gola, oscillando pericolosamente tra miseria materiale e pochezza culturale.

Negli anni recenti siamo stati sommersi dagli “annunci” e perfino dagli annunci di annunci. Certo, il politico può solo fare promesse, più o meno fondate, e poi cercare di mantenerle. Tuttavia, se questo “poi” significa nelle prossime settimane, o anche cento giorni, ciascuno di noi comincia a diventare incredulo, quanto meno sul timing dei provvedimenti annunciati.

Speriamo che i razzi sparati da Renzi siano davvero diversi dagli odiosi e ormai odiati annunci. Lo speriamo e vorremmo crederlo. Il fatto però che noi, popolo di navigati cinici e non per caso, giungiamo ad adoperare niente meno che il verbo “credere”, uno dei più scivolosi, rivela con evidenza a quale punto di desistenza siamo arrivati di fronte a una realtà sociale che non sembra più maneggiabile. Ma, per favore, non ammanniteci un rammendo. Eliminate almeno dal vostro vocabolario questa tristissima parola!

[da “Il Piccolo”, 15 marzo 2014]

5 Responses to Renzi, la scuola e l’arte del rammendo

  1. […] Renzi, la scuola e l’arte del rammendo | aut aut. Share this:TwitterFacebookMi piace:Mi piace Caricamento… […]

  2. andrea says:

    è del tutto evidente che il problema della scuola non è lo stipendio degli insengnanti, ne l’ammontare dei soldi spesi, più che adeguati. l’intento di renzi con questi annunci è solo quello di mantenere voti per le europee tra gli elettori che, illusi, continuano a votare pd: dipendenti pubblici e in particolare, appunto, insengnati

    il problema è l’assoluta mancanza di concorrenza in questo settore: lo stato deve smettere di buttare soldi nell gestione diretta del sitema scolastico. deve finanziare direttamente le famiglie, che poi decidono autonomamente e per il meglio in quale scuola spenderli

  3. Renzi fa tutto per mettersi in mostra eavere seguito. Ma non una frase , non un progetto che serva ai meno fortunati viene pronunciato con competenza. Anzi. Si dà una mancia a persone di reddito medio-basso, proprio come farebbe un Berlusconi, e non c’è niente di sicuro per i giovani precari (tre anni di apprendistato servono a qualcuno?), nè perla sanità, i malati, gli handicappati, tutti i meno fortunati.La politica dev’essere un servizio, una passione, un fARE PERCHè LA SOCIETà SI RINNOVI DIVENGA UN CORPO SOLIDALE, CHE IMPARI AD AIUTARE, CHE SIA SOLIDALE. mA QUESTO A rENZI NON IMPORTA. e CHE ABBIA IL SUO SUCCESSO MOMENTANEO. nIENTE DI NUOVO SOTTO IL SOLE.

  4. Verona Emanuele says:

    La scuola importante istituzione si parte da questo ma la famiglia quanto puo’ essere importante quanto valore e’ dato al suo impegno sacrificio quando anche in famiglia ormai il valore aggiunto e’ poter lasciare ad altri in qualche modo l’educazione l’insegnamento alla vita non e’ facile un modo che sia congeniale e sopra di tutto di coscienza in noi ma forse e’ proprio questo il problema portiamo avanti la vita come un sacco pesante senza piu’ illusioni ci prestiamo all’ultimo arrivato purche’ sia moderato e questo e’ anche comprensibile in un mondo che cambia in fretta che non ha piu’ stazioni dove fermare per il proprio pensiero quando il timore ci investe nascondendo le tante domande alle quali non riusciamo ad avere piu’ risposta

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